In questa pagina elencherò le domande che mi vengono rivolte più di frequente a proposito della popolazione rom. Tenterò di dare delle risposte brevi e chiare su questi interrogativi.

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Qual è la differenza tra rom e sinti?

Rom e sinti sono due diversi sottogruppi dell’etnia romanì. Le differenze tra questi due gruppi sono culturali, geografiche e linguistiche.

In passato i rom erano presenti soprattutto nell’Europa dell’est e nel sud Italia mentre i sinti abitavano nell’Europa centrale e nel nord Italia. Ad ora la situazione è cambiata a causa delle migrazioni sia esterne che interne ai Paesi.

I rom sono attualmente spesso stanziali mentre molti sinti conducono una vita nomade o seminomade a causa dei loro lavori tradizionali come artisti circensi e giostrai. Quella dei lavori tradizionali risulta essere un’ulteriore differenza in quanto i rom sono spesso calderai, commercianti di cavalli, intrecciatori di cesti, fabbri, musicisti o artigiani, a seconda del loro sottogruppo d’appartenenza.

Per quando riguarda le origini vi è anche chi sostiene che i sinti, a differenza dei rom, non provengano dal Rajastan ma dal Pakistan, più precisamente dal territorio del Sindh. Secondo altri esperti, invece, il nome sinti sarebbe un arcaicismo per “parenti” e sarebbe il nome con cui si chiamavano gli appartenenti al primo gruppo sinto.
La lingua sinta differisce da quella romanes in quanto ha assorbito vocaboli e parti di grammatica delle lingue germaniche.

Infine vi è spesso un conflitto fatto di pregiudizi tra rom e sinti fatto di incomprensioni culturali e di vita quotidiana.

Qual è la differenza tra rom e zingari?

La differenza basilare tra i termini zingari e rom è la connotazione negativa del primo termine. Il termine rom è invece stato scelto dai rom stessi durante il Primo Congresso Mondiale della popolazione romanì tenutosi a Londra nel 1971. Tale parola significa “uomo” in lingua romanes.

Il termine zingari deriva da atziganoi, nome dato ai membri di una setta abitante alle pendici del monte Athos in Grecia. Esso perciò denota una caratteristica inesatta del popolo rom ed è da considerare come derivante dai pregiudizi che pesano su tale popolo. La parola zingaro è inoltre generica e raggruppa in se rom, sinti, manouches, romanichals e camminanti. Tra queste comunità solo le prime quattro sono da definirsi rom e sinte mentre i camminanti sono gruppi di non-rom che hanno scelto la vita nomade. Le autorità europee hanno da tempo abbandonato l’uso del termine gypsy nei loro documenti ufficiali e l’hanno sostituito con “Roma and Travellers” (rom e camminanti) per differenziare queste due realtà che spesso soffrono di discriminazioni e problemi simili.

Vi sono vari modi di raggruppare tali comunità. Infatti vi è chi fa una distinzione tra rom, sinti e camminanti e chi amplia tale divisione anche a manouches (abitanti in Francia) e romanichals (cioé i rom storicamente abitanti il Regno Unito). Il Governo Italiano, nella sua Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti resa pubblica nel febbraio 2012 sceglie la prima metodologia di divisione, decisione basata sulla composizione effettiva delle comunità rom, sinte e camminanti presenti in Italia.

C’è chi sostiene che le presenze rom storiche in Europa vadano divise tra sinti e gruppi affini nell’Europa occidentale e rom in quella orientale, così facendo, però, non si tiene conto della presenza dei romanichals nel Regno Unito e dei kalé in Spagna. Questi ultimi sarebbero arrivati in Europa passando dal Nord Africa e quindi avrebbero subito un ulteriore distacco dagli altri gruppi rom.

Infine questa frammentazione della realtà rom non deve stupirci. Ogni singolo gruppo ha infatti interiorizzato elementi delle diverse culture con le quali si è trovato a contatto sia durante la fase nomadica che dopo l’avvento della stanzialità. Questi scambi, avvenuti sia come processo naturale dell’incontro tra culture sia come mezzo per sfuggire alle persecuzioni, hanno prodotto particolarità uniche che cambiano da un gruppo rom all’altro.

Cosa significa il termine zingaro?

Zingaro è una parola che deriva dal greco atziganoi cioè appartenente ad una setta abitante sul monte Athos e dedita all’omicidio. Gli appartenenti a tale setta abitavano nelle grotte che erano, all’epoca, anche l’abitazione più comune tra i rom greci. Il termine ha perciò una connotazione fortemente negativa ed è basato su una visione errata di tale popolo.

Il termine tzigano, spesso usato come via di mezzo rispetto ai termini zingaro e rom o come maniera per enfatizzare l’esotismo evocato da tale popolo è anch’esso da considerarsi discriminatorio avendo la stessa origini del termine precedentemente citato, cioè zingaro.

Un altro termine dalla connotazione fortemente negativa è la parola inglese gypsy. Essa sta entrando nel vocabolario italiano come “terreno neutro”, via di mezzo per non usare il termine zingaro, percepito come fortemente negativo, senza manifestare simpatia verso i rom usando il nome che essi stessi si sono dati. Il termine gypsy è l’abbreviazione di Egyptian, cioè egiziano. Esso deriva dall’antica credenza che i rom provenissero dall’Egitto. Tale leggenda è fonte di dibattiti tra gli esperti, sia rom che non-rom. Secondo alcuni i primi rom arrivati in Europa dissero di provenire dal Piccolo Egitto riferendosi all’India. All’epoca, infatti, la parte dell’India da cui sembra provengano i rom era stata occupata da sovrani arabi. Altri sostengono che alcuni rom dissero di essere cristiani cacciato dall’Egitto musulmano per avere aiuto e protezione dai sovrani europei.

Il termine gitano appartiene alla serie di termini derivati dal termine latino aegyptianus e quindi dalla credenza sopracitata per la quale i rom proverrebbero dall’Egitto.

Il termine nomade, anch’esso spesso usato per denominare i rom, è incorretto poiché la maggior parte delle comunità rom è oggigiorno sedentaria.

I rom sono nomadi?

Spesso si pensa che i rom siano nomadi o che “sentano” il bisogno di muoversi per ragioni culturali o genetiche. In realtà la percentuale di rom nomadi in Europa è bassissima. Molte persone appartenenti all’etnia romanì vivono in case, di qualsiasi qualità esse siano. Molti rom, sia in Italia che all’estero, vivono in case di proprietà o appartamenti. In alcuni Paesi si trovano veri e propri villaggi nei quali la popolazione è quasi interamente composta dai rom stessi. Molti di questi villaggi sono composti da case la cui qualità è nettamente inferiore a quella degli edifici in cui vive la popolazione maggioritaria. Questo è dovuto al fatto che molti rom sono discriminati nell’ambito lavorativo, sono disoccupati o non possiedono il livello d’istruzione necessario ad accedere a lavori ben retribuiti.

Alcune comunità rom sono sedentarie da secoli, altre lo sono diventate soltanto in tempi recenti. Nelle prime si riscontra l’orgoglio per l’essere sedentari e la visione del nomadismo nella storia come mezzo per sfuggire alle persecuzioni. I rom di recente sedentarizzazione, invece, considerano il nomadismo come una vecchia trazione ormai superata.

Le comunità Rom viaggianti sono attualmente molto poche e non rappresentano la media europea. Il nomadismo è invece molto diffuso tra le comunità viaggianti non-rom che si trovano in alcuni Paesi europei come ad esempio Irlanda e Regno Unito e nella comunità manouche francese imparentata coi sinti italiani e tedeschi.

In Italia la percentuale di nomadi tra rom e sinti è il 2-3% della popolazione totale dei due gruppi. Spesso questi “nomadi” appartengono al gruppo dei sinti e sono tali per ragioni lavorative, come i giostrai o artisti circensi. I rom abitanti nei caravan o nei camper, invece, non hanno effettuato questa scelta per tenere uno stile di vita errante ma in conseguenza delle scelte politiche dei Paesi nei quali risiedono.

I rom sono tutti romeni?

Molto spesso i termini rom e romeno vengono confusi e il primo è visto come un’abbreviazione del secondo.
In realtà vi sono rom di nazionalità romena ma i due termini hanno significati differenti ed indicano etnie differenti.
Il termine rom significa uomo (o uomo sposato) nella lingua romanes, il nome Romania invece indica un Paese abitato da una popolazione di etnia neo-latina (romeni, appunto, da romani).

Il fatto che la Romania sia la nazione con la più elevata percentuale di popolazione rom rispetto alla popolazione totale (l’8,32% secondo una stima del Consiglio d’Europa fatta nel 2010) dipende dal fatto che nei territori romeni di Vallachia e Moldavia e Transilvania i rom furono impiegati come schiavi per un arco di tempo che andò dal 1345 al 1851. In tale periodo i rom venivano fatti prigionieri e acquistati anche negli Stati vicini aumentando in tal modo la popolazione appartenente a tale etnia presente nei suddetti territori.

Molti rom romeni hanno cominciato a emigrare dopo l’entrata della Romania nell’Unione Europea. Il motivo di tali migrazioni è dovuto sia alla ricerca di un lavoro o di una situazione economica migliore sia al tentativo di sfuggire alle forti discriminazioni che colpiscono i rom in tutto il territorio romeno.

In Italia vi sono attualmente 40000 rom di nazionalità romena a fronte dei 170000 rom totali presenti nel territorio del Paese.

Allo stesso tempo non tutti i rom romeni appartengono allo stesso gruppo. Tra di essi possiamo elencare i rom vlax (il cui maggiore sottogruppo è composto dai rom kalderasa, i rom laiesti, e i rudari. Bisogna inoltre ricordarsi che tali gruppi si dividono in ulteriori sottogruppi con diverse usanze e professioni storiche.

Qual è la lingua parlata dai rom?

In Italia si tende spesso a credere che la popolazione romanì parli “lo slavo” o il rumeno. Contrariamente a ciò, la lingua delle comunità romanì è il romanes, una lingua di origine indiana e derivante dal sanscrito.

La popolazione romanì era storicamente insediata nell’India del nord, si ritiene in Rajastan o Uttar Pradesh. Da queste zone e per circostanze non ancora certe, tale popolazione migrò attorno all’anno mille raggiungendo la Persia e l’Armenia. In tali luoghi, si ritiene, soggiornarono a lungo. Difatti, nel romanes si possono trovare diversi termini persiani ed armeni.

Dopo l’arrivo in Europa, attorno al XIV secolo, le varie comunità romanì si stabilirono in zone diverse del continente. Il necessario arricchimento della lingua, dovuto alla presenza di termini e parole sempre nuovi, ha determinato la nascita dei diversi dialetti romanì, ritenuti essere più di 40.

I membri dell’etnia romanì parlanti il romanes riescono a capirsi parlando tra loro nei diversi dialetti.

Vi sono altresì, comunità che hanno perduto l’uso della lingua romanes, come ad esempio alcune comunità di rom romeni, i kalé spagnoli e i romanichals inglesi. Questi ultimi due gruppi usano dialetti particolari derivati dalle lingue dei Paesi di presenza storica e arricchendoli con pochi vocaboli provenienti dal romanes.

Chi sono i Traveller irlandesi?

I traveller irlandesi sono diventati recentemente noti a causa di un reality show inglese mandato in onda anche in Italia. Purtroppo però, lungi dall’essere realistico, il reality ha voluto puntare su alcune comunità descrivendo i traveller come fuorilegge, amanti del lusso e particolarmente frivoli. La comunità traveller e le sue associazioni sono state le prime ad indignarsi e a sollevarsi contro questa ondata di stereotipi.

Ma chi sono veramente i traveller irlandesi?
La loro origine è controversa, alcuni li identificano come un gruppo a parte rappresentante i primi abitanti dell’Irlanda, altri come un gruppo di gente costretta al nomadismo dopo la confisca delle loro terre, infine vi è chi li definisce come irlandesi nomadi per scelta. Gli stessi traveller hanno idee molto diverse a riguardo.

Essi sono considerati minoranza etnica in tutto il territorio del Regno Unito e negli Stati Uniti ma non vengono riconosciuti come tali in Irlanda. Vi è perciò un movimento che sostiene la necessità di tale riconoscimento. L’idea viene portata avanti affermando che, pur non essendoci differenze genetiche col resto della popolazione, i traveller presentano una lingua diversa e tradizioni differenti rispetto a quelle degli irlandesi stanziali.

Molti traveller irlandesi svolgono tuttora attività lavorative che richiedono una vita seminomade o nomadismo stagionale ma vi sono anche membri della comunità che vivono in abitazioni o case mobili stanziali.
L’abbandono scolastico è molto alto ed i bambini traveller smettono di andare a scuola molto presto. Ciò non è dovuto al matrimonio precoce, che pure è tuttora presente presso alcune famiglie, ma alla diffidenza dei genitori verso un sistema scolastico che potrebbe, a loro parere, mettere a rischio la continuazione dei valori culturali traveller. La paura che i figli adottino quei comportamenti che vengono attribuiti alla popolazione maggioritaria, quali l’uso di droghe e i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, spaventa moltissimo i genitori traveller. Questo indica come gli stereotipi tra questa comunità e la popolazione maggioritaria siano bilaterali.

Le difficoltà affrontate dai traveller variano di zona in zona. In Inghilterra, ad esempio, i traveller conducenti uno stile di vita nomade si trovano ad affrontare una penuria di zone adibite alla sosta e, perciò, si vedono spesso costretti ad accamparsi in zone proibite, senza poter usufruire di servizi quali l’elettricità e i servizi igienici.
Essi devono affrontare non solo i pregiudizi della popolazione maggioritaria ma anche quelli della comunità rom che li considera gagé (non-rom) a tutti gli effetti. Questo nonostante i traveller irlandesi abbiano adottato alcune usanze tipicamente rom come quelle legate ai concetti di puro ed impuro.
Un altro problema che questa comunità affronta è la bassa aspettativa di vita. Se tra i rom essa si aggira sui 60 anni, quella dei traveller irlandesi non supera i 50. Le principali cause di morte sono la carenza di assistenza sanitaria, gli incidenti stradali per gli uomini e la morte per parto per le donne.

Esistono altre due comunità traveller, oltre a quella irlandese, cioè quelle scozzesi e gallesi. Tali comunità, pur soffrendo gli stessi problemi dei traveller irlandesi ne vengono coinvolti in maniera più ridotta e presentano condizioni di vita migliori.

Chi sono i camminanti siciliani?

I camminanti siciliani sono un gruppo nomade proveniente per la maggior parte dall’area di Noto, in provincia di Siracusa. Essi hanno storicamente praticato un nomadismo stagionale legato al mestiere dell’arrotino e ombrellaio tuttavia, al giorno d’oggi, sempre più camminanti conducono una vita sedentaria o viaggiano solo nei dintorni di Siracusa.

Essi dichiarano di non appartenere all’etnia rom e ad ora non risulta nessuna parentela tra di essi e le popolazioni romanì. Alcuni studiosi, tuttavia, li collegano ai rom giunti dall’Albania al tempo dell’arrivo delle popolazioni arberesh e ritengono che essi abbiano semplicemente perso l’uso della lingua romanes. Tali dubbi sono supportati dal nome storico attribuito al gruppo dei camminanti da parte della popolazione locale cioé “gizi”. Secondo alcuni studiosi l’origine di questo termine si collega alla parola “egizi”, nome storicamente attribuito alle comunità rom. Secondo altri, invece, il nome verrebbe da un antico termine dialettale che significherebbe “nati in casa”, cioé schiavi.

La presenza di gruppi autoctoni conducenti una vita nomade o semi-nomade non è un caso raro in Europa, tant’è che la stessa Unione Europea ha spesso redatto racomandazioni riguardanti sia i rom che i gruppi nomadi di origini autoctona, definiti per l’appunto gruppi viaggianti o camminanti.
Altri gruppi diversi dalla popolazione romanì e che hanno praticato uno stile di vita nomade sono i travellers irlandesi, scozzesi e gallesi, gli jenish svizzeri ed altri gruppi minoritari del nord Europa.

I rom leggono le carte?

Tra i più grandi luoghi comuni legati ai rom c’è quello che essi vivano in un universo “magico” nel quale pratiche come la chiromanzia e la lettura delle carte e del palmo della mano sono considerate frutto di magia e strumento per leggere il destino.

In realtà le tecniche di predizione del futuro erano in passato usate dalle donne rom e sinte come attività meramente economica basata su dati inventati o su informazioni raccolte da altri membri della comunità che erano precedentemente passati per la zona abitata dalle clienti. Da questo si desume che la tradizione rom abbia sempre visto questi mestieri come modi di prendere contatto coi non-rom fornendo loro un servizio richiesto in cambio di denaro. Nulla di diverso rispetto ad altre professioni.

Le pratiche di predire il futuro tramite carte e lettura del palmo della mano erano, in passato, comuni a molti gruppi rom nonché sinti ma hanno visto il loro rafforzamento nell’immaginario comune dopo l’apertura di veri e proprio studi di cartomanti kalderasa negli Stati Uniti.

La chiromanzia e la lettura delle carte consentivano alle donne di partecipare all’economia familiare. Questa realtà ci porta a ripensare l’idea molto diffusa secondo la quale la madre, e la donna in generale, non abbiano nessuna iniziativa economica all’interno della famiglia e della cultura rom e che esse siano investite del mero compito di allevare i figli.

Ciò non toglie che possano esserci rom superstiziosi o che credono nella predizione del futuro, tali credenze sono normalmente presenti in qualsiasi comunità, ma bisogna tener conto che esse non fanno parte della cultura del popolo rom in quanto tale.

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