Ci sono diversi miti sui rifugiati che vengono presentati al grande pubblico. Essi sono usati sia come semplificazioni che come risorse per fornire argomenti di tipo politico.
Il mito della migrazione verso l’Europa
Uno dei miti più frequenti riguardanti le persone con status di rifugiato e i richiedenti asilo è l’idea che essi siano tutti diretti verso l’Europa.
In realtà, il 73% dei rifugiati si stabilisce nei Paesi confinanti col proprio. Questo avviene sia per una mancanza di risorse economiche che permettano ulteriori migrazioni sia, soprattutto, per il desiderio di tornare a casa, una volta che la situazione si sia ristabilita.
Difatti, i rifugiati, sono persone costrette a lasciare il proprio Paese contro la propria volontà. Essi non hanno scelto di migrare, ma sono stati forzati dal rischio di subire persecuzioni, torture o di essere uccisi.
Questo causa, in loro, il desiderio di tornare nel Paese dal quale non volevano separarsi. Desiderio che si proietta nella speranza che le condizioni nello Stato d’origine cambino. Per tale motivo, molti decidono di rimanere ancorati non lontano dai confini, pronti a tornare qualora la propria vita non fosse più sotto minaccia.
Il mito della provenienza dei richiedenti asilo
Si pensa spesso che, i rifugiati e i richiedenti asilo, provengano esclusivamente dai Paesi dell’Africa sub-Sahariana. In realtà, se esaminiamo i dati dell’UNHCR, vediamo come il 68% dei rifugiati provenga da 5 Paesi di cui solo uno, il Sudan del Sud, si trova in Africa.
Il Paese di provenienza del maggior numero di rifugiati è la Siria, Paese un tempo economicamente sviluppato, in cui imperversa da anni la guerra civile.
Il secondo Paese di provenienza è il Venezuela, colpito da forti carestie e in mano ad un regime totalitario. Una cosìalta presenza di rifugiati venezuelani, spesso ospitati in Colombia, può colpire. Difatti il Venezuela era, un tempo, meta delle migrazioni dei lavoratori italiani.
Dati tratti dal sito del UNHCR