samudaripen

samudaripenSamudaripen (o Porrajmos) è la parola che definisce il genocidio dei rom avvenuto tra il ’38 e il ’45 da parte dei nazisti e dei loro alleati.

Un decreto del 1941 divise gli appartententi all’etnia romanì e i nomadi in zingari puri (Z), zingari per 3/4 (ZM+), zingari per metà (ZM), zingari per 1/4 (ZM-) e non zingari (NZ). Il lasciapassare rilasciato dal governo nazista indicava la purezza del suo detentore. I colori erano marrone per i rom e i sinti puri, azzurro per i “meticci” e grigio per i nomadi non-rom.

Gli studi sulla purezza razziale di rom e sinti e sul loro essere ariani (in quanto originari dell’India) vennero condotti dal dottor Rober Ritter e dalla sua assistente Eva Justin. Gli appartenenti all’etnia romanì vennero catalogati in sinti, rom, kalderash, lowari, lalleri, rom balcanici.

Nei campi di sterminio

Ad Auschwitz-Birkenau, rom e sinti divennero oggetto di esperimenti scientifici da parte del dottor Mengele. Tali esperimenti prevedevano la somministrazione di acqua salata, l’iniezione di malattie quali il tifo, l’esposizione a gas, la chiusura in camere di pressurizzazione, il tentativo di cambiamento del colore degli occhi.

Bersaglio principale di questi esperimenti erano le coppie di gemelli. Rom e sinti vennero scelti come cavie essendo ritenuti simili ai tedeschi in quanto ariani. Gli esperimenti scientifici vennero condotti anche in altri campi di sterminio.

Si calcola che, durante il porrajmos, sia stato ucciso un terzo della popolazione romanì europea. Si ipotizza che, in tutto, vennero uccisi circa 500.000 rom e sinti, anche se le uccisioni potrebbero essere molte di più, considerato il fatto che molte esecuzioni avvennero al di fuori dei campi di sterminio.

I dati antropologici del dottor Ritter vennero conservati e un suo collaboratore portò avanti le ricerche per altri 20 anni

Il porrajmos in Italia

Colui che si interessò all’origine genetica dei rom fu Renato Semizzi, uno dei firmatari del Manifesto della Razza, che scrisse il “Saggio sulla storia e le origini degli zingari”. Egli ritenne che rom e sinti avessero subito una mutazione genetica psicologica dovuta ai matrimoni endogamici. Tale mutazione li portava ad essere vagabondi, ladri e truffatori per natura. Semizzi dicharò che rom e sinti erano perciò impossibili da civilizzare.
Nel 1940, la circolare del capo della polizia Arturo Bocchini ordina l’espulsione dei rom stranieri.

I rom e i sinti italiani, così come quelli stranieri rastrellati nei territori sloveni, vennero rinchiusi nei campi di Gonras, Agnone, Tossiccia, Prignano sulla Secchia, San Bernardino, Boiano, Chiesanuova, Viterbo, Monopoli sabina, Ferramonti di Tarsia e alle isole Tremiti.

Per approfondire il tema del samudaripen

Libri sul samudaripen o che contengono paragrafi su di esso

Bravi L. 2002. Altre tracce sul sentiero per Auschwitz. Il genocidio dei rom sotto il terzo reich. CISU
Bravi L. 2007. Rom e non-zingari. Vicende storiche e pratiche rieducative sotto il regime fascista. CISU
Bravi L. Bassoli M. 2013 Il porrajmos in Italia. La persecuzione di rom e sinti durante il fascismo. I libri di emil.
Capogreco C. S. 2004. “I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista 1940-1943”. Einaudi. Pag 120-122
Giannini G. 2011. Vittime dimenticate. Lo sterminio dei disabili, dei Rom, degli omosessuali e dei testimoni di Geova. Stampa Alternativa. Pag 28-77
Kersevan A. 2008. “Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943”. Nutrimenti. Pag 157-160
Osella C. 2013. Rom e sinti. Il genocidio dimenticato. Tau
Rosemberg O. 1999. “La lente focale. Gli zingari e l’olocausto”. Marsilio

Risorse on-line sul samudaripen

Memors. Museo virtuale del porrajmos in Italia
Università Cattolica del Sacro Cuore Shoah Foundation