Col termine seconde generazioni si indicano i figli di migranti nati nel Paese di residenza dei genitori oppure i bambini arrivati nel dato Paese in età prescolare
In termini tecnici, con seconde generazioni si intendono solamente i figli dei migranti nati nel Paese d’arrivo mentre coloro che sono nati nel Paese d’origine ma sono scolarizzati nel Paese di destinazione sono definiti generazione 1.5.
Le terze generazioni sono invece rappresentate da coloro i cui nonni sono migrati nel Paese di residenza della famiglia. Questo tipo di generazione è ancora raro in Italia ma è ampliamente presente in altri Paesi europei come l’Inghilterra, la Francia e la Germania.
La questione della cittadinanza
La questione della cittadinanza è legata al tipo di diritto a cui le leggi sulla cittadinanza fanno riferimento.
Con jus sanguinis si intende la legge sulla cittadinanza secondo la quale è cittadino dello Stato il figlio nato da almeno un genitore cittadino di esso.
Con jus soli si intende la legge sulla cittadinanza in cui chi nasce entro il territorio dello Stato che la applica ne riceve automaticamente la cittadinanza.
Nei Paesi applicanti lo jus sanguinis, il figlio di genitori migranti dovrà aspettare la maggior età per richiedere la cittadinanza dello Stato in cui è nato.
La questione dell’identità
La questione dell’identità varia da soggetto a soggetto. In alcuni casi, può portare a sentirsi esclusi e rifiutati dalla società maggioritaria.
L’identità di una persona è, difatti, il frutto di un bilanciamento tra la sua percezione identitaria personale e quella che la società ha di essa.
Ne consegue che una persona, pur sentendosi appartenente alla cultura del Paese in cui è nata, potrebbe essere trattata come straniera e discriminata dalla maggior parte della società.
Ius soli, ius sanguinis e l'effettiva inclusione delle seconde generazioni
Negli ultimi anni si discute spesso di ius sanguinis e di ius soli. Ma cosa significano questi termini?
Lo ius sanguinis è previsto dalla legge 91/1992. Si tratta dunque del sistema di acquisizione della cittadinanza previsto dallo Stato italiano. Esso è basato sull’attribuzione della cittadinanza ai figli nati da padre o madre a loro volta cittadini.
Questo sistema è spesso criticato poiché consente l’assegnazione della cittadinanza italiana ai figli dei migranti italiani. Essi la acquistano anche qualora non siano mai stati in Italia o non conoscano la lingua italiana.
Il suo effetto sui figli dei migranti
I figli degli immigrati, anche quando nati in Italia, devono invece aspettare il compimento del diciottesimo anno di età per poter richiedere la cittadinanza. Qualora i genitori riescano ad ottenere la cittadinanza italiana, essa verrà conferita anche ai figli minorenni.
L’acquisizione della cittadinanza italiana non è, però, un percorso facile. Essa richiede la residenza su suolo italiano per 4 anni consecutivi per i cittadini comunitari e 10 per quelli extracomunitari. Visto l’alto rischio di disoccupazione e gli errori nel registrare le residenze, molte persone non riescono a provare di essere vissute in Italia per 10 anni. Bastano, infatti, pochi giorni senza residenza per annullare ogni possibilità di richiesta della cittadinanza.
La proposta di passaggio allo ius soli
Si propone, dunque, spesso di passare al sistema dello ius soli. Esso prevede che la persona acquisti immediatamente la cittadinanza del Paese di nascita.
In Italia è attualmente previsto solo per i figli di apolidi, per coloro che non ricevano la cittadinanza dello Stato di appartenenza dei genitori e pei i figli di ignoti.
Criticità
Lo ius soli non garantisce, però, completa giustizia ed inclusione sociale.
Paesi come la Francia hanno provato come lo ius soli da solo non basti. Generazioni di cittadini francesi di origine estera, soprattutto nordafricana, si trovano tuttora esclusi dalle possibilità offerte ai loro coetanei etnicamente francesi. Si crea, dunque, un malessere che può portare a rivolte, come quella delle periferie, o all’avvicinamento a gruppi criminali o di terrorismo internazionale.
Bisogna dunque pensare a soluzioni che consentano una vera inclusione della persona nata in Italia da genitori migranti. Inclusione che permetta loro di avere pieno accesso sia alla cittadinanza che alle opportunità sociali e lavorative fornite ai loro coetanei di origine locale.